Aesthetics of Emptiness

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A series of images where space has predominance in the wholeness of the work, where empty space has its own reality, its efficacy as it is a second entity without which fullness would not have a reason to be

These images move away from the "perfect form" to turn the attention on the white side, on the empty space and on the relationship.

An empty universe in which the subject lives and where he develops the concept of impermanence: everything is transient, changing, so everything is emptiness 1. "Emptiness and essence are associated so strongly up to  identify themselves "2  in a beauty that in the exaltation of the moment and in the dynamic equilibrium is never ending.

"If you leave something unexpressed, the observer has a chance to complete the idea; so a great masterpiece nails your attention until you seem to become a part of it.The empty space is there just for you: come to fill it until it fills the measure of aesthetic emotion "3.

                                              Roberto Spotti

 

1) In the prologue of the Heart Sutra, a Buddhist scripture of the fifth century AD, it is said, "He saw only five aggregates and he saw that in their essence were empty" (Giangiorgio Pasqualotto, L’estetica del vuoto, Saggi Marsilio Venezia, 1992  p. 16).

2)Giangiorgio Pasqualotto, op. cit.p. 48.

3)Kazuko Okakura, trans. it. Il libro del tè, editoriale Nuova Novara, 1983, p. 46.

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Una serie di immagini dove lo spazio ha predominanza nella completezza dell'opera, vuoto che ha una sua realtà, una sua efficacia, in quanto è un secondo ente senza il quale il pieno non troverebbe modo di essere:Il vuoto risulta, quindi, la condizione necessaria del pieno, il solo a dare spazio alla possibilità.

Le immagini inserite si allontanano dalla “forma perfetta”si vuole porgere l’attenzione sulla parte bianca, sul vuoto, sulla relazione.

Un vuoto, sull’universo in cui vive il soggetto e dove si sviluppa il concetto di impermanenza : tutto è transitorio, mutevole, quindi tutto è vuoto1. “Vuoto e essenza vengono associati in modo così forte da giungere ad identificarli”2 in una bellezza che nell’esaltazione dell’istante e nella dinamicità dell’equilibrio non si esaurisce mai.

“Se si lascia qualcosa di inespresso, l’osservatore ha la possibilità di completare l’idea; così un grande capolavoro inchioda la vostra attenzione finché non vi sembra di entrare a farne parte. Il vuoto è lì solo per voi: entrate a riempirlo finché non sia colma la misura dell’emozione estetica”3.

                                                       Roberto Spotti

 

 

1) Nel prologo del Sutra del Cuore, uno scritto buddista del quinto secolo d.C., si dice “Egli scorse soltanto cinque aggregati ed egli vide che nella loro essenza erano vuoti” (Giangiorgio Pasqualotto, L’estetica del vuoto, Saggi Marsilio Venezia, 1992  p. 16).

2 )Giangiorgio Pasqualotto, op. cit.p. 48.

3)Okakura Kazuko, trad. it. Il libro del tè, editoriale Nuova Novara, 1983, p. 46.